Gli psicologi di tutto il mondo ci sollecitano a prenderci cura di noi stessi e di ciò che ci circonda, ponendo attenzione alla strutturazione del nostro ambiente di vita. Ma perchè? Lo scopriamo in questo articolo tratto e da La nostra casa ci parla: psicologia dell’abitare di A. Capogna. Buona lettura!
Oliver Marc, architetto francese che da tempo si occupa anche di psicoanalisi, sostiene che “l’architettura era forse la prima delle espressioni artistiche dell’uomo e la casa era la più perfetta espressione del sé”.
Da tutto ciò deriva l’essenza dell’abitare, perché all’abitare arriviamo, come dice Heidegger, prima attraverso il costruire. E abitare vuol dire etimologicamente “essere riparati”, ma anche vivere ed esistere, rappresentare cioè un modo di essere e di intendere il mondo (citato in: La casa, strumento di analisi psicologica e sociale, Paola Coppola Pignatelli, Roma).
La casa è dunque l’immagine del sé, e, infatti, la psicanalisi riconosce alla casa che si manifesta nei sogni molteplici e profondi significati. Ciò che avviene “nella casa” avviene dentro di noi. Spesso noi stessi siamo la casa. Essa riproduce la più completa e antica manifestazione dell’anima e dei bisogni più profondi, cose che nelle nostre povere case di città sono state dimenticate nel corso di quest’ultimo secolo, alla ricerca delle cosiddette soluzioni funzionali, che hanno incasellato gli uomini entro cellule inserite in contenitori identici in Africa e in Europa.
Purtroppo l’attuale architettura razionale ha rimosso gli elementi simbolici e gli archetipi della casa, riducendo il problema dell’abitare a quello del numero di vani, dei costi controllati, dei bisogni primari, cose, queste, tutte fondamentali, ma non sufficienti ad esprimere il senso dell’abitazione dell’uomo. Infatti, abbiamo più spesso a che fare con quel minimo di “spazio, aria, luce e calore, necessari per non subire nell’alloggio impedimenti al completo sviluppo delle funzioni vitali” (P.C. Pignatelli, I luoghi dell’abitare, 1977), trascurando, così, gli aspetti più importanti dell’abitare come i problemi antropologici della comunità, i problemi psicologici dei singoli individui, i problemi d’integrazione del gruppo, il valore simbolico della casa.
Rispetto a questi diversi aspetti possiamo distinguere, prima di tutto, le case introverse da quelle estroverse. Le prime riflettono una rigida divisione all’interno della famiglia secondo ruoli predefiniti e scarsi rapporti sociali per le donne e per i bambini. Ne abbiamo un esempio con la casa arabo-mussulmana, costruita intorno al giardino interno, nettamente distinta in un reparto, prossimo all’ingresso, di vita maschile e uno, molto più interno, per le donne, accessibile solo attraverso un labirinto di stanze. Esempi di abitazioni estroverse sono, invece, gli insediamenti italici del meridione, incentrati sulla strada dove si lavora, si gioca, si chiacchiera, ci si rappresenta: la casa si affaccia sulla strada mediante balconi, finestre, scalette affollate. Ugualmente estroversi sono gli alloggi dei nuovi quartieri in Olanda e Danimarca, con le grandi pareti di cristallo aperto sul soggiorno, dando l’impressione ai passanti, di trovarsi di fronte ad un teatro dove sono rappresentate scene di vita familiare. In queste abitazioni le donne sono visibilmente più libere e indipendenti, i tabù minori.
In realtà, gran parte delle abitazioni occidentali si colloca lungo un continuo che va da un estremo all’altro, manifestando una maggiore tendenza per l’uno o per l’altro aspetto, accentuando in modo più o meno netto la separazione tra uno spazio “privato” (la casa) e “pubblico” (la comunità, il quartiere, ecc.). Infatti, i diversi elementi e strutture comuni alla maggior parte delle case hanno un valore simbolico ben preciso, sia sul piano collettivo, pubblico sia individuale, privato. Per esempio, la soglia di casa corrisponde all’archetipo del passaggio e della trasformazione, è il confine tra il dentro e il fuori, il segno dell’ingresso nella zona privata. La porta, invece, rappresenta una zona di collegamento, in cui avviene uno scambio tra due diverse realtà, ambientazioni. Il recinto è rappresentato dai muri perimetrali e corrisponde all’archetipo della difesa. La scala rappresenta la connessione tra piani diversi, sia della nostra personalità sia della nostra psiche. Corrisponde alla necessità che l’uomo ha avuto di salire, è connessa all’idea di elevazione e di comunicazione, rappresenta il contatto tra il cielo e la terra. L’atrio, secondo com’è progettato, restituisce una diversa percezione dell’intero alloggio. L’atrio buio, per esempio, che funge da filtro tra l’esterno e l’interno, è un segno di non totale apertura verso chi sta entrando, mentre, l’assenza di un atrio, un open-space, indica la volontà di chi vive nella casa di accogliere chi entra, rendendolo partecipe del proprio vissuto. In generale l’atrio rappresenta una “preparazione” da uno stato all’altro. Se l’atrio è caratterizzato da forme curve, favorisce l’accoglienza, poiché la linea curva invita a entrare perché ricorda la sensazione del “rifugiarsi” e quindi la protezione.
In conformità a quanto detto finora, appare ovvio come la casa possa trasformarsi in una sorta di “ambiente terapeutico”, a patto che sia organizzata e costruita il più possibile in armonia con l’ambiente che la circonda e con se stessi. Per realizzare ciò, potrebbe essere utile integrare due discipline che permettono un approccio olistico alla psicologia dell’abitare, vale a dire la Bio-architettura e il Feng Shui. La prima si occupa di utilizzare materiali da costruzione più sani, dell’aspetto energetico della costruzione. Il Feng Shui, invece, più vicino alla psicologia, è un’antica pratica cinese di organizzazione dello spazio in relazione alle energie presenti nell’ambiente. Di fatto si concentra sull’anima’anima dell’abitazione, sulle influenze dell’ambiente, dei colori e dell’arredo sulla psiche dell’uomo, suggerendo soluzioni pratiche per migliorare l’armonia di chi risiede nella casa.
In particolare, il Feng Shui si avvale di uno schema simbolico, il Bagua, per rappresentare le differenti zone della casa, che rivela come esse siano connesse con aspetti specifici della nostra vita. La casa può essere considerata come il modello di un corpo vivente con tutte le sue funzioni raggruppati in nove aree:
• ricchezza, prosperità, abbondanza;
• fama, rispettabilità, chiarezza;
• relazioni sociali, amore, matrimonio;
• famiglia, anziani, comunità;
• salute, unità;
• creatività, bambini, progetti;
• conoscenza, saggezza, crescita personale;
• carriera, vita, cammino;
• amici pronti ad aiutare, compassione, viaggi.
Per realizzare il proprio Bagua è necessario, prima di tutto, disegnare su un foglio la pianta dell’abitazione che indichi i muri e le aperture delle porte e delle finestre. Poi girate il foglio in modo da trovarsi di fronte l’entrata principale: è da qui che l’energia e le persone entrano nella vostra casa. Dividete la casa nelle nove aree facendo in modo che la linea di base (con i campi Conoscenza/Amci pronti ad aiutare/Carriera) coincida con la porta d’ingresso. A questo punto, tracciate due diagonali in modo da individuare il “centro” della casa che coincide con il campo Salute, Unità e, proprio per tale motivo dovrebbe possedere caratteristiche tali da favorire la comunicazione e la socializzazione. Da questo schema, possiamo iniziare a comprendere quali sono quelle “funzioni vitali” di noi stessi che tendiamo a trascurare oppure ad accentuare troppo a discapito di altre. Inoltre, il Bagua non viene applicato soltanto all’abitazione nella sua totalità; infatti, esiste un Bagua più grande che comprende tutto il terreno in cui sorge la proprietà ed esiste un altro Bagua più piccolo per ogni stanza all’interno della casa.
Per finire, esiste un altro aspetto della casa che influenza il nostro modo di essere e di vivere: mi riferisco ai colori scelti per le pareti e per l’arredamento.
Recenti studi di neurofisiologia hanno dimostrato che circa l’80% di tutte le nostre informazioni sensoriali sul mondo sono di natura visiva e quasi un terzo della materia grigia cerebrale è destinato a processare queste informazioni. Al suo interno esiste un’area specifica in cui le cellule sono codificate espressamente per il colore, senza alcun interesse per la forma visiva dell’oggetto percepito. L’esperienza quotidiana testimonia che il colore influenza lo stato d’animo e i sentimenti. Discipline quali l’architettura, l’urbanistica, l’ergonomia, la medicina, oltre alla psicologia prestano sempre più attenzione agli effetti del colore sulla psiche.
Numerosi studi di psicologi e neurofisiologi hanno negli ultimi decenni dimostrato quanto il colore influenzi la percezione del tempo e dello spazio così come tutte le sensazioni corporee. Il ricercatore americano Kurt Goldstein ha scientificamente provato che con la luce rossa il tempo risulta sovra estimato e gli oggetti sembrano più lunghi, più grandi e più pesanti. Con la luce blu, invece, il tempo sembra più breve e gli oggetti appaiono più piccoli e più leggeri. Una valigia nera viene stimata più pesante della stessa valigia dipinta di bianco, ed esperimenti hanno dimostrato che trasportare la prima affatica realmente di più di quanto avvenga portando la seconda.
Ora sta a voi capire la vostra casa e capire voi stessi. Come un monumento rappresenta la memoria di un popolo, di una cultura, così la casa rappresenta la memoria di individuo.